AI PARCHI CHI CI PENSA?

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Il Gruppo di San Rossore sta lavorando ad un libro che uscirà nella Collana ETS, sulla situazione nazionale dei parchi che si sta aggravando di giorno in giorno.  Più che giusto è doveroso chiederci se c’è qualcuno che ci pensa e se ne preoccupa e soprattutto se sta facendo qualcosa.

Una situazione tanto più allarmante e sconcertante in un momento in cui sul piano europeo e planetario cresce la paura sul futuro del pianeta.

Forse vale la pena ricordare che le politiche ambientali, parchi inclusi –anzi parchi in particolare-quando sono state affidate a nuove leggi -tra non poche difficoltà- e non più a burocrazie ministeriali, sono ricorse a ministeri specifici a partire da quello dell’ambiente, ma anche a Regioni, enti locali e poi enti specifici con specifici piani e norme ambientali.

Di tutto questo resta ormai ben poco. I parchi nazionali in gran parte non hanno il piano –anzi i piani- perché a quello ambientale doveva seguire quello socio economico – evidente contraddizione alla luce di quello che sta ormai diventando sempre più evidente e cioè che se le politiche ambientali non entrano nella partita più generale delle politiche nazionali non hanno futuro.

Ho trovato perciò davvero sconcertante in questi mesi -dove complice anche una stagione imprevedibile- che ha arrecato danni anche se non soprattutto a territori protetti a monte, mare, fiumi, campagne, l’associazione dei parchi non abbia trovato di meglio che lanciare i parchi del vino e affini.

Mi è tornato in mente quando  amministratore  al Parco di San Rossore, ed ancora per poco parlamentare, lessi una proposta di legge di un esponente di Confagricoltura presentata al Sentato con cui si voleva fare della Tenuta presidenziale una azienda agricola. Chiesi un incontro alla Commissione ambiente del Senato che mi convocò subito in cui non mi fu difficile dimostrare che chi aveva scritto quella proposta non sapeva né dove era né tanto cosa era San Rossore; la proposta fu cestinata.

Mi chiedo perciò; oltre ai brindisi sempre gradevoli, non ci sono altri problemi che nei parchi urgono un po’ di più? Quanti parchi sono spesso da anni senza presidente, senza direttore, senza piano, senza soldi.

Il ministero per anni se ne è infischiato. Ora il ministro Costa cerca con dignità di fare la sua parte ma è fin troppo evidente che il governo ha ben altro da fare che occuparsi di parchi e simili. Prima i porti i parchi neppure dopo…

I parchi approdarono alla loro Lampedusa senza naufragi, per merito della politica istituzionale e di un Parlamento che seppe fare la sua parte. E seppero farla anche i parchi e l’ambientalismo, penso in particolare ad alcune grandi figure come Giorgio Nebbia scomparso recentemente, ma anche a Valerio Giacomini che con il suo libro Uomini e Parchi fece capire che i Parchi non erano preclusi agli uomini e alle sue attività sul suo territorio. Il libro creò imbarazzo anche tra gli ambientalisti ma aprì un nuovo percorso alle politiche di tutela. Possibile non si possa riprendere questo percorso per i parchi che intanto devono essere aperti non agli sbarchi ma alle nuove attività che sono finite in soffitta.

Renzo Moschini

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