COMUNICATO – Solidarietà al Presidente dei Nebrodi, Giuseppe Antoci.

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Difendere con responsabilità i parchi per rispettare il territorio l’ambiente e la democrazia.

L’agguato mafioso a Giuseppe Antoci, Presidente del Parco Naturale Regionale dei Nebrodi in Sicilia, avvenuto nella notte tra martedì 16 e mercoledì 17 maggio scorsi e per fortuna conclusosi senza feriti, impone una riflessione che si sviluppa su due argomenti. Da un lato è il segnale che la criminalità organizzata è diffusa e controlla tutti i settori economici, compresi quelli che sembrerebbero marginali quali la gestione dei pascoli. Dall’altro conferma che la gestione del territorio svolta dagli enti di gestione delle Aree protette attente al corretto svolgimento delle procedure di finanziamento, in questo caso finalizzate al sostegno della attività di pascolo, rappresenta una garanzia di legalità, di trasparenza, di indipendenza, di giustizia sociale e quindi si pone come elemento indispensabile per un corretto ed equo sviluppo dei territori ad essi affidati.

Spesso l’Ente di gestione, più “lontano” delle altre amministrazioni locali dagli interessi particolari e con un più ampio territorio di riferimento – dunque con una visione più completa ed integrata della complessità delle risorse, delle problematiche, delle aspettative e della storia delle comunità locali – è in grado, quando svolge correttamente il suo compito, di garantire una gestione ottimale e responsabile unica possibilità per perseguire uno sviluppo che valorizzi, anche mediante strumenti e strategie moderne, il patrimonio di valori ed esperienze specifici e qualificanti di ogni territorio.

Ciò che è successo a Giuseppe Antoci – cui esprimiamo amichevole vicinanza e solidarietà – deve essere peraltro occasione di riflessione per le amministrazioni di tutte le aree protette nazionali, regionali, provinciali, ecc. che operano sul territorio italiano.

Tutte si trovano, infatti, ad assumere decisioni che interferiscono con piccoli e grandi interessi economici e non solo. Ne sono conseguenza pressioni dirette o indirette: la sirena dei poteri veri o presunti locali, sono il pane quotidiano di chi opera in questi contesti. Non sempre sono legittimi, quasi mai sono indirizzati alla difesa dei beni comuni, impegno che contraddistingue invece l’impegno degli enti di gestione chiamati a difendere il territorio e l’ambiente dalle aggressioni per consegnarlo intatto e quando è possibile migliorato rispetto alle compromissioni degli ultimi decenni, alle generazioni future.

Dotarsi di regole certe non è sufficiente. In Italia a forza di produrre regole certe siamo alla bulimia normativa dove la “certezza del diritto” è , di fatto, ormai delegata a stuoli di avvocati e giuristi mentre le stesse regole rischiano di diventare solo un ostacolo allo svolgimento di attività assolutamente corrette e necessarie, e inefficaci per quelle illegali. Più che di regole c’è oggi bisogno che tutti coloro che svolgono incarichi pubblici (amministratori e funzionari) siano animati nel loro lavoro quotidiano e nei rapporti con le realtà locali da senso di responsabilità, trasparenza, equità, rispetto del comune interesse.

A tali logiche devono però, prima di tutto, attenersi e conformarsi tutti i cittadini che devono pretendere da se stessi la massima correttezza dei propri comportamenti.

Il grave e intollerabile agguato al Presidente Antoci, fortunatamente fallito grazie alla professionalità e dall’abnegazione delle Forze dell’ordine, richiama l’intera comunità alle responsabilità che gli appartengono e di cui deve farsi, con urgenza, carico.

Solo così sarà possibile respingere la subdola infiltrazione della delinquenza in ogni attività, prima causa della crisi economica, politica, etica e morale del Paese e il preoccupante e non meno grave atteggiamento di tolleranza verso forme di malgoverno e di disimpegno ormai sempre più diffuse nella pubblica amministrazione.

Torino 19 maggio 2016

GRUPPO DI SAN ROSSORE (Coordinamento Piemonte-Valle d’Aosta)

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