Cosa Urge per i Parchi – seminario del Coordinamento Piemonte-Valle d’Aosta del Gruppo di San Rossore

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Convocare una Conferenza regionale sui parchi e le aree protette: questa la richiesta emersa dal seminario che il Coordinamento Piemonte-Valle d’Aosta del Gruppo di San Rossore ha fatto alla presenza della Presidente della Commissione ambiente del Consiglio Regionale del Piemonte al termine del seminario “Cosa urge per i parchi” svoltosi lo scorso 19 aprile a Palazzo Lascaris.
Nell’occasione la Presidente Silvana Accostato è intervenuta per aggiornare sullo stato di attuazione dell’ordine del giorno che impegnava la Regione a completare le modifiche alla legge n.19/2015 di recente approvata.
Con l’intervento del senatore Stefano Vaccari è stato inoltre fornito un utile aggiornamento sull’iter e sui contenuti del testo unificato per le modifiche alla legge quadro nazionale n. 394/91.
Tra le notizie accolte positivamente, quella dell’affidamento dei beni demaniali ai parchi, la restituzione delle competenze in materia di paesaggio a fronte della vigenza di Piani dei parchi (oggi però solo 8 su 23), l’istituzione del nuovo parco nazionale del Matese, il tentativo di dare certezza alle risorse, le normative per il controllo della fauna sotto la responsabilità dell’Ispra e con l’indirizzo a ricercare e applicare metodi non cruenti.
Meno convincenti le ipotesi per la scelta e la nomina dei Direttori (che non garantiscono livelli di professionalità e competenze con un minimo di uniformità) e l’ancora labile connessione tra rete nazionale e regionale, affidata a un Comitato paritetico per la biodiversità che appare strumento piuttosto debole.
Al capogruppo PD in Commissione ambiente del Senato sono state presentate le preoccupazioni per l’assenza del mondo scientifico dalla gestione dei parchi (la risposta sul fatto che lo spazio per questo tipo di nomina ci sarebbe all’interno delle rappresentanze locali non è convincente); la mancata attuazione di una serie di punti qualificanti della legge quadro a cominciare dalla Carta della Natura fino all’inapplicato art.7 che prevede priorità di finanziamento per i Comuni all’interno delle aree protette; la perdurante incertezza sui parchi marini. A livello territoriale locale si sono evidenziati i timori per ipotesi di spostamento delle sedi storiche che potrebbero essere pericolosi grimaldelli per la futura regionalizzazione del Parco nazionale del Gran Paradiso, sull’onda del nefasto smembramento dello Stelvio.
Per quanto concerne parchi e aree protette regionali, dal seminario è emersa l’importanza di riportare la politica dei parchi all’interno di quelle della pianificazione territoriale, evitando così l’isolamento che rischia di confinare i parchi unicamente nel settoriale ambito della tutela della biodiversità. Impegno fondamentale e importante ma che non può essere l’unico.
Negli interventi sono stati evidenziati alcuni punti critici dell’applicazione dell’attuale legge: dai discutibili metodi con cui sono stati scelti i rappresentanti delle associazioni ambientaliste, al ruolo sin troppo preponderante delle amministrazioni locali che, di fatto, decidono gli organigrammi degli enti gestori, alla necessità di rimediare all’affrettata cancellazione delle aree contigue.
La Regione Piemonte deve tornare a svolgere con decisione quel protagonismo trainante che ha interpretato in questo settore sin dalle origini, divenendo punto di riferimento per tutta l’Italia. Per farlo deve superare lo stato di colpevole semi abbandono che ha contraddistinto gli ultimi anni andando al di là della mera gestione burocratica per restituire visione politica al settore delle aree protette .
Si tratta di recuperare slancio e progettualità, all’insegna e nel solco di quel “Un parco per viverci” che ne caratterizzò l’avvio. Obiettivo principale di questa visione resta quello di ricercare l’armonia tra uomini e parchi, offrendo alle comunità locali uno strumento in grado di indirizzare il nostro territorio sulla strada obbligata per un nuovo modello, garante di un futuro durevole e inclusivo, basato su sostenibilità ambientale e sociale.
Senza distinzione tra i diversi livelli territoriali, il seminario ha recepito una generale istanza per riportare il tema dei parchi e delle aree protette all’attenzione dell’intera collettività che sembra non averne pienamente recepito l’importanza e che dà per acquisita una politica che va invece difesa ogni giorno da attacchi da parte di soggetti che hanno a cuore solamente la “valorizzazione” fondiaria e a volte speculativa del territorio e che alla faccia degli impegni dichiarati continuano a perseguire il consumo di territorio agricolo e di pregio ambientale.
Anche per questo sarebbe molto opportuno offrire l’occasione per un confronto e un dibattito serio e approfondito che consenta di rilanciare queste politiche dopo trent’anni di altalenante applicazione e nella prospettiva di adeguarle alle indicazioni internazionali emerse in questi ultimi decenni.
Una conferenza regionale potrebbe essere la sede più idonea per rendere protagonista la comunità piemontese nella definizione delle strategie ambientali e territoriali per il futuro.

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