Il Pd Toscano e la gestione dell’ambiente

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Le politiche ambientali in Toscana hanno segnato storicamente varie fasi importanti anche sul piano nazionale. Ma l’ambiente è anche tra le cause non secondarie delle ripetute e recenti sconfitte elettorali del Pd e giocherà un ruolo chiave anche nel prossimo voto regionale.

Ecco perché non può non preoccupare la sconcertante  discussione(?) sul nuovo segretario regionale del Pd. Noi già nelle precedenti elezioni regionali liquidammo l’assessora Marson in omaggio a chi,  anche in importanti istituzioni toscane, di pianificazione ambientale proprio non voleva sentir parlare. Ed alcuni autorevoli esponenti del Pd, che stanno ancora trafficando sul nuovo segretario regionale, si sbizzarrirono con  insulti e sbeffeggiamenti nei confronti di prestigiose personalità nazionali che avevano legittimamente criticato certe scelte. Si trattava delle cave delle Apuane e del suo parco clandestino ancora oggi. Della costa della Versilia, delle  coste livornesi e della Maremma e di molto altro ancora. Ci si aggiunga l’inspiegabile ridimensionamento delle province e l’invenzione della fascia ampia dove i comuni si sono spersi.

D’altronde non possiamo dimenticare che proprio in Toscana il referendum, che qui ebbe la sua cabina di regia, tra i suoi obbiettivi aveva, come ripeterono tante volte Renzi e la Boschi ma anche Gelli, quello di ‘punire’ le regioni. Che oggi, pur non essendo per fortuna passato il referendum, hanno più compiti di gestione diretta ,ad esempio delle province,  ma minori competenze istituzionali e legislative. Anche la nostra presenza nel Santuario dei cetacei nonostante Schettino, la Carta di Livorno brilla sempre più per l’assenza, mentre l’On Simona Bonafè europarlamentare è relatrice delle nuove direttive per il Parlamento europeo su questi temi.                                                                                                                                                                                                                                                  

E qui emerge chiaramente la contraddizione che la politica ambientale del Pd -e non a partire da Renzi, che pure ci ha messo del suo- e cioè che politiche ambientali efficaci specie se in presenza di leggi importanti e valide possono essere attuate e rispettate solo se le istituzioni dallo stato agli enti locali riescono a collaborare, perché la leale collaborazione costituzionale questo significa; operare insieme e non in competizione. Il referendum infatti a questo mirava; riportare allo Stato competenze già decentrate per una gestione federalistica che non ha mai visto la luce. E qui che anche leggi importanti e valide; suolo, inquinamento, paesaggio, parchi, coste fino all’ultima sugli ecoreati hanno impattato –pagandone il prezzo- in un centralismo che il Pd ha rilanciato a partire dal Governo Monti.

L’elenco degli effetti negativi di questa politica anche in Toscana è  fin troppo ricco; da Peretola ai rifiuti, dagli insediamenti costieri ad una gestione della fauna che fa acqua da tutte parti. Sugli effetti elettorali inutile ripetersi. Eppure di questo non si discute in nessuna sede regionale e provinciale, se non appunto tra capi bastone e caminettari per piazzare il più amico.

Perché fosse chiaro che qui sta il passaggio chiave del Pd a Pisa, in Toscana e in Italia ho voluto scrivere un breve  biografia dove ho cercato di riepilogare criticamente questo percorso non solo toscano, che rischia di finire in una crisi irreparabile.

Renzo Moschini

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