Il regionalismo differenziato si ingarbuglia

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Ai rinvii e contrasti nazionali si aggiungono via via proposte e denunce che complicheranno non poco le cose. Il Presidente Toti, ad esempio, rivendica una autonomia come quella delle Regioni speciali. In una indagine parlamentare degli anni ottanta di cui fui relatore, non furono poche voci che ne chiedevano se non la cancellazione almeno un ridimensionamento.

D’altronde segui l’dea che come si era pensato alla abrogazione delle province non sarebbe stato male fare altrettanto con le regioni.

Repubblica ha pubblicato una lettera di Angelo Benelli –Coordinatore nazionale dei Verdi- In che mani va l’ambiente- che merita e richiede qualche osservazione critica.

La preoccupazione di Benelli è che l’affidamento di nuove  e maggiori  competenze e i poteri alle regioni accrescerebbe in misura preoccupante la cementificazione dei suoli e soprattutto  le politiche di tutela oggi dei Parchi e delle arre protette. Benelli cita al riguardo alcuni esempi di parchi dove le regioni ne starebbero scombinando e penalizzando il ruolo ‘nazionale’. Ma qui la critica va rovesciata perchè i guai denunciati –pur riguardando ovviamente anche le regioni- dipendono innanzitutto dallo stato ossia dal ministero dell’ambiente. Se gran parte dei nostri parchi nazionali sono oggi senza presidente, direttore, piano ambientale  piano socio-economico – come denuncia da anni la Corte dei conti dipende da Roma.

Dipende cioè dal governo che nonostante l’attenzione del ministro Costa dell’ambiente e tanto più dei parchi se ne infischia.

L’ambiente d’altronde fu già un grosso inciampo per il Titolo V deve perciò ritrovare o trovare finalmente quei tavoli e sedi di confronto e di collaborazione di cui si sono perse le tracce. Insomma il regionalismo differenziato non deve e non può essere una occasione per  mettere in cattive mani l’ambiente.

Renzo Moschini

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