La gara per le province?

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Il socialisti come ha dichiarato Sorrente restano ‘fuori’ dalla partita della Provincia a Pisa. Non partecipano alla elezione del Presidente a fine mese su cui è in corso la gara. Devo dire –forse dipende anche dal fatto che a suo tempo ho fatto il presidente della provincia e ho per parecchi anni rappresentato nell’UPI il mio partito, come allora era previsto dallo statuto della associazione- fatico non poco a capire che senso ha parlare di gara elettorale. Ma prima ancora, prima cioè  di capire di che gara si tratta, bisognerebbe chiedersi a cosa servono oggi le province. Cioè cosa resta dopo la legge Delrio di quell’ente intermedio di cui dopo la istituzione delle Regioni era stato ridefinito il  suo ruolo non più subalterno allo stato. Ricordo bene il confronto politico-istituzionale sulla base del quale le province non furono abrogate ma rinnovate e rilanciate in un nuovo ruolo nazionale e regionale. Di quell’ente oggi non resta traccia, il suo bilancio è ormai a secco, le sue competenze in parte significativa sono passate ad altre sedi e uffici sovente regionali.

La domanda banale ma d’obbligo è; in cosa si confrontano i sindaci e in quali sedi? La legge Delrio ha inventato l’area vasta che nessuno finora è in grado di dire che roba è e a cosa serve. Se i comuni soprattutto delle periferie sono in balia di un centralismo sordo a qualsiasi esigenza  delle nostre comunità, le province sono ormai tagliate fuori –dopo le tante chiacchere sul campanilismo- da qualsiasi politica del governo del territorio a partire dall’ambiente.

Ci si è chiesti in queste settimane di congressi e primarie di cosa dovremmo discutere anche in Toscana, qui c’è quanto basta per passare dal chi a che cosa.

Renzo Moschini

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