La supremazia dello stato sulle regioni

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La supremazia dello stato sulle regioni

All’ultimo libro di Enrico Rossi ho già accennato in un recente intervento sul nuovo Titolo V. Vorrei riprendere qui una sua affermazione sul rapporto stato-regioni che ha importanti implicazioni anche sulle vicende toscane e soprattutto sul dibattito riguardante il governo del territorio, con particolare riferimento ai temi ambientali.

Rossi, contrariamente a non pochi critici dell’attuale testo, si dice convinto dalla “clausola di supremazia che consente allo Stato di avocare a se ogni materia in base all’interesse nazionale”.

É la fine degli statarelli, figli dell’ideologia leghista che ben si è sposata con il ridimensionamento liberista dello Stato centrale e delle sue funzioni e che ha lasciato i territori a se stessi nel mondo globalizzato.

Una specie di ‘federalismo per abbandono’.

Rossi aggiunge subito che è assai meno convinto invece della pasticciata articolazione dei poteri che è emersa con riferimento alla ripartizione delle competenze tra Stato e regioni, dove quelle ordinarie, a differenza di quelle speciali, vengono invece fortemente limitate.

Una via d’uscita tuttavia può esservi quando si prevede una forma di autonomia legislativa su importanti questioni che non sono espressamente di competenza esclusiva dello Stato e, soprattutto, quando nell’art 116 si apre la possibilità di una potestà regionale piena su importanti materia quali il governo del territorio e molte altre.

Naturalmente molto dipenderà da come si attuerà la riforma, da come funzionerà il nuovo senato, se le regioni eviteranno di ripiegarsi su se stesse  a difesa del ceto politico locale, se saranno pro attive e protagoniste del processo di attuazione del nuovo Titolo V. Solo così si potrà aprire una nuova stagione di regionalismo ben temperato.

La politica insomma in questa prospettiva torna a giocare un ruolo anche per le regioni che il testo per la verità non gli riconosce, tanto è vero che tra le ragioni del SÍ figura ai primo posto proprio la penalizzazione delle regioni e il ritorno della supremazia centralistica. Supremazia in cui Rossi intravede anche spazi regionali che la Toscana già in passato ha saputo occupare.

Al riguardo, giustamente, Rossi come aveva già fatto in un suo precedente libro ricorda la presidenza Bartolini e la sua visione e proiezione nazionale, mai localistico-campanilistica, a cominciare dal ruolo degli enti locali che oggi, per troppi versi, stanno ricadendo in localismi di stampo ‘aziendalistico’ che poco o nulla hanno a che fare con il loro ruolo costituzionale ora in via di sparizione.

Dicevamo del governo del territorio e dell’ambiente di cui Rossi ricorda l’assetto idrogeologico, il paesaggio, il consumo del territorio in relazione anche a leggi regionali recenti; quella sul piano del paesaggistico e quella -non citata- sui parchi.

Alcune leggi nazionali da poco approvate o in via di approvazione, spesso impantanate al pari di diretti interventi ministeriali con specifico riguardo all’ambiente, non vanno certo nella direzione auspicata da Rossi.

Anche per questo mi auguro che il presidente toscano impegnato nelle macro regioni riesca a spronare anche regioni che sembrano incapaci di farsi sentire e valere.

Renzo Moschini

di Gruppo San Rossore

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