L’ambiente oggi

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Che l’ambiente stia male è cosa nota. Non lo è altrettanto perché. O meglio non lo è cosa bisogna fare per uscirne. Intendo sul piano politico, istituzionale, economico, legislativo, culturale, naturaralistico e come è possibile fare tutte queste cose insieme e tutti insieme senza scannarci. Chi negli anni a partire da più lontano si è occupato d’ambiente nelle sedi locali e ancor più in quelle nazionali e parlamentari ricorda sicuramente che discutemmo –quando fu discussione e non litigio- a  chi competeva e in che misura e con quali denari. Valeva nelle aule dei consigli comunali, provinciali- le regioni tardarono parecchio- e non di meno in quelle parlamentari dove emendamenti e rinvii contrassegnarono il percorso di tutte   le tappe più importanti.

A rendere la contesa più vivace e controversa   fu soprattutto il fatto che specialmente quando si trattò di  decidere  su temi come quello dei parchi e delle aree protette dovemmo fare i conti con boschi, selvaggina, montagne, fiumi, spiagge, mare, monumenti che divennero come sappiamo oggetto dei piani dei parchi. É noto anche da recenti denunce di  Federparchi  in gran parte dei casi questi piani sono rimasti sulla carta; non parliamo delle aree protette marine!

Qui non intendiamo però soffermarci sulle cause di questo fallimento a cui anche il Gruppo di San Rossore ha dedicato più libri uno dei quali in imminente uscita.    

Riteniamo invece dedicare una rapida  riflessione sulla novità più importante che connota la vicenda ambientale planetaria che non rende comparabile il contesto di ieri e quello di oggi.

E fin troppo evidente guardando alle tante e belle manifestazioni dei  giovani in tutto il mondo che la posta in gioco oggi a differenza di ieri non si gioca su un solo tavolo già complicato.

Il fallimento dei piani è dovuto ovviamente anche a questo , ma la regione di fondo è   che l’ambiente entra tutti gli effetti  nel governo mondiale, europeo e nazionale o resterà fatalmente ‘prigioniero’, anzi ‘vittima’ di politiche che al primo posto avranno sempre altro. Che le acque siano inquinate, stracolme di plastiche. Che i pesci muoiano anche in aree tutelate, le colline e le montagne franino sarà sempre meno importante della rinuncia ad un impianto di risalita, un pista di sci mentre la valanghe mietono vittime e i treni deragliano.

Chi e come sarà possibile ricondurre ad un comune denominatore queste scelte  se ci sono capi si grandi potenze che sbeffeggiano Greta e i giovani che sfilano per le città richiamando l’ONU, l’Unione Europea e i parlamenti come quello italiano si stanno trastullando in manfrine che stanno tagliando fuori il paese.

Ecco perché le politiche ambientali ormai non riguardano più solo l’ambiente.

Renzo Moschini

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