Non solo regionalismo

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Dopo il fiasco del Referendum e la ripresa più sfrenata e arrogante  del centralismo è ripreso tra polemiche roventi il dibattito sul regionalismo differenziato. Dopo il Titolo V, il fallimento delle competenze concorrenti, e l’idea rivelatasi subito rovinosa che gli assetti istituzionali; area vasta e non più province, accorpamenti intercomunali imposti dovevano servire a spendere meno e non a governare meglio, ci ritroviamo con scuole, infrastrutture e tanto altro in piena crisi con  l’ambiente mai tanto a rischio come oggi. Come ha detto Mattarella questa crisi del governo del territorio ci espone maggiormente ai disastri ambientali.

Se è legittimo perciò il timore che da questo regionalismo possano risultare avvantaggiate alcune regioni del nord e penalizzate quelle del sud, questa volta deve essere chiaro che l’equilibrio deve riguardare il ruolo dello stato nel suo rapporto con regioni ed enti locali.

Questo rapporto non può e non deve essere punitivo nei confronti di nessuno e non come Renzi e La Boschi con il referendum volevano ‘punire’ le regioni per ridurle ad enti sempre meno legislativi e sempre più amministrativo-burocratici.

Ecco perché serve un tavolo dove stato, regioni ed enti locali possano questa volta finalmente discutere unitariamente e non fregarsi l’un con l’altro. Bisogna insomma evitare di ripetere quanto avvenne con il Titolo V da cui non ha tratto vantaggio nessuno ma solo danni il paese.

Una volta tanto la lezione servirà?

Sarebbe bene partire da ogni regione con questo intento.

Renzo Moschini

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