Regioni, Province e Comuni: cambiare ma bene

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Sui problemi istituzionali dopo i tonfi referendari è ripreso un confronto che fin dalle prime battute ha evidenziato –e non è certo una novità-contrasti e preoccupazioni di non poco conto.

Sul regionalismo differenziato i timori fondati è che le regioni del nord disporrebbero di competenze e risorse che penalizzerebbero ulteriormente quelle del sud.

Ma vi è anche da parte di ANCI (comuni) e UPI (province) la preoccupazione non meno fondata che gli enti locali sia per quanto riguarda le province ridotte ormai in miseria non solo in ordine ai bilanci ma anche di conseguenza di compiti su cui deciderebbero a loro piacimento o quasi le regioni. Idem per i comuni specialmente per quanto riguarda il lo associazionismo che in troppi casi in riferimento soprattutto all’accorpamento forzato non favorisce quella collaborazione e integrazione di cui c’è massimo e urgente bisogno.

Il punto o per essere più precisi il passaggio chiave riguarda il rapporto e il ruolo dello stato perché finalmente decolli quel federalismo fondato su quella collaborazione non conflittuale che finora è mancata, o meglio è fallita.

Ho appena visto che il parlamento ha costituito la Commissione bicamerale di cui ho fatto parte per 11 anni che ha appunto il ruolo di verificare anticipatamente i provvedimenti su cui Camera e Senato dovranno poi decidere e votare. Prima quindi di procedere su tavoli e ambiti separati perché non avviare un confronto preliminare tra le rappresentanze di Camera e Senato?

Renzo Moschini

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