Se anche i parchi del piemonte pagano dazio

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Parchi e aree protette sull’orlo di una crisi di nervi. Anche in Piemonte.
Il Governo è – a essere generosi al limite della complicità – distratto o indifferente.
In questo clima di ignoranza si fanno spazio azioni di retroguardia anche a livello regionale.
Manco a dirlo, dopo Comuni e Comunità Montane, sembrano essere proprio i Parchi nazionali e regionali i responsabili del deficit nazionale.
Tutti enti inutili, idrovore di denaro pubblico.
Facile, a livello mediatico, cominciare di lì, l’anello debole.
Il neo Presidente Sergio Chiamparino posta su Facebook (16 luglio): «Un altro tassello verso la riorganizzazione della macchina regionale: il riordino dei parchi, con la cancellazione dei consigli di amministrazione attuali e alcuni accorpamenti. L’obiettivo, come sempre, è aumentare l’efficienza della gestione, migliorare i servizi e ridurre i costi».
Un vero e proprio urlo di guerra contro gli sprechi della Pubblica Amministrazione!
Che diavolo, si sa: il bilancio regionale è, notoriamente, eroso dai parchi!
Alcuni accorpamenti già ci furono con la Giunta Bresso in occasione della legge che inseriva il sistema dei parchi e delle aree protette all’interno della più ampia visione di difesa della biodiversità; l’inefficienza di quella successiva mandò praticamente in stallo tutto il sistema, con il ricorso generoso ai Commissari.
Nel frattempo anche Presidenti  e Commissari sono scaduti, tutti illegittimi, come i loro eventuali atti. Ma convocati dal nuovo Assessore, che sembra voler riconfermare tutti: i Presidenti, Commissari e i Commissari, Commissari…
Come a dire: per i parchi son buoni tutti!
Come a dire: le idee sulla biodiversità pari sono, a destra come a sinistra.
Sicuri sia proprio così? E se lo fosse, non sarebbe forse il caso di preoccuparsi?
Ma anche questi sono sintomi di sottovalutazione politica o di idee poco chiare.
O, peggio ancora, di idee non pervenute.
Forse un po’ più di competenza e professionalità nel gestire la cosa pubblica non guasterebbe.
E non parlo solo dei neo assessori, quanto della dirigenza regionale.
Bisognerebbe, ad esempio, ricordarsi che esiste una legge quadro nazionale sui parchi, la n.394/91, che attribuisce precise regole anche alla presenza regionale nel sistema di tutela della biodiversità italiana ed europea.
Sarebbe bene, ad esempio,  tener conto che l’inserimento del sistema dei Sacri Monti nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità è stato ottenuto sulla base di alcune garanzie, prime tra la presenza di un organismo di coordinamento e di gestione unitaria dell’intero sistema e l’assicurazione di una consona gestione territoriale, situazioni entrambe garantite dal fatto che tali contesti in Piemonte, per una lungimirante  visione di Luigi Rivalta, furono costituiti come Aree protettee quindi prevedendo un preciso ed adeguato contesto territoriale di tutela urbanistica e paesaggistica.
Anche l’ipotesi di spostarne la gestione dal Settore Aree protette della Direzione Ambiente ad un Settore della Direzione Cultura meriterebbe qualche riflessione che magari porterebbe ad una soluzione organizzativa capace di garantirne una gestione (urbanistica, dei beni ambientali e culturali)condivisa.

Insomma l’invito è a riflettere e a ragionare prima di prendere decisioni che oltre che sbagliate si potrebbero anche rivelare illegittime.
Per questo si è costituito il Coordinamento Piemonte-Liguria-Valle d’Aosta del Gruppo San Rossore, disposto a spendersi per agevolare un percorso che, pur facendosi carico della razionalizzazione del sistema e dell’ottimizzazione degli investimenti, con conseguenti risparmi sulla spesa pubblica, consenta al Piemonte di mantenere quel primato conquistato e mantenuto per molti decenni.
Anche grazie al puntuale coinvolgimento dei soggetti portatori di interessi pubblici quale la difesa dell’ambiente piuttosto che della comunità locali che non esauriscono la loro rappresentanza con il Sindaco.  I parchi hanno rappresentato e rappresentano un soggetto di politica territoriale di area vasta che ha evitato lo scollamento con il territorio proponendo politiche condivise.
Se il problema sono i famigerati costi della politica, si sgombri il campo abrogando l’art.17 della legge 19/2009 evitando le indennità e lasciando unicamente un rimborso spese.
Piuttosto ciò che occorre è che si dia davvero attuazione alla legge la cui filosofia resta inapplicata: serve maggior vigore nel perseguirne gli obiettivi, dalla Rete ecologica alla Carta della natura regionali, dal porre le Comunità del Parco nelle condizioni di funzionare davvero (fuori dal ricatto secondo cui chi paga comanda, che i soldi sono comunque pubblici, anche quelli della Regione) alla completa e drastica riorganizzazione della gestione regionale oggi del tutto anacronistica.
La politica delle aree protette non è solo tutela della biodiversità, affare da naturalisti romantici: è governo dei processi territoriali, è partecipazione delle comunità locali, è la ricerca di soluzioni condivise, situazioni  che non potranno mai essere garantite dai soli Sindaci. Per il Gruppo di San Rossore occorre rilanciare una cultura del territorio e della sua gestione sostenibile che sta avendo un calo di tensione anche in una regione tradizionalmente attenta.
Ciò potrà avvenire se si avrà la capacità di uscire da una visione contingente in cui si rischia di assoggettare ogni questione a tempi brevi e a parametri solo economici.
Recuperare capacità di visione, logica di futuro, rilancio di un processo partecipato della comunità locali nello spirito di una leale collaborazione tra articolazioni dello Stato: sono questi gli indirizzi su cui occorre investire. E non solo per i parchi.
Che rappresentano comunque, non sfizi da dare in pasto agli ambientalisti, ma economie durevoli, lavoro qualificato, occasioni di coesione sociale.
Sulle questioni qui poste abbiamo richiesto un confronto con l’assessore regionale competente.
La nostra collaborazione è a disposizione. siamo in attesa di risposte.

Valter Giuliano – Coordinamento Gruppo di San Rossore Piemonte 

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