Sui contenuti del referendum c’è ancora troppa confusione

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Renzi ha risposto a D’Alema ricordandogli di avere dato più poteri alle Regioni, sul turismo e sui rifiuti, una vera sciagura in questi anni nella gestione di alcune partite.. io dico meno poteri alle Regioni.

Luigi Berlinguer aggiunge che merito della riforma è di liquidare ‘vecchi arnesi’ come  le ‘province’. Che -aggiunge Fassino- già il PCI voleva abolire ma -come ho ricordato in un precedente intervento- non è vero.

In ogni caso come ha scritto su Repubblica Michele Ainis si è trattato di un altro ‘delitto incompiuto’: infatti nel 2015 ‘la legge di stabilità ne dimezzò l’organico. Adesso mezza provincia è morta, però mezza è ancora viva’. Eppure neanche il Presidente dell’ANCI Fassino parlando del ruolo dei comuni non fa alcun cenno agli effetti sul loro operato di questa confusa situazione in cui al posto delle province resta una non meglio specificata e indefinibile ‘area vasta’.

Il tutto è ricondotto naturalmente al vecchio titolo V da cui bisognava uscire vista la conflittualità costituzionale paralizzante tra stato e regioni.

Quello a cui però nessuno fa cenno tra i sostenitori del ‘basta un Si’ è che quando si parla di regioni ci si riferisce solo a quelle ordinarie perché quelle speciali non sono state neppure scalfite dal nuovo titolo V. Né si è al sicuro da ritorni conflittuali perché come è stato detto se la legislazione nazionale come nel caso dell’agricoltura non specifica, ad esempio, se l’agriturismo rientra nel turismo o nell’agricoltura saremo punto e da capo. Il tutto specie all’indomani del terremoto che vede stato, regioni ed enti locali impegnati in un opera seria di ricostruzione e prevenzione suscita –o dovrebbe suscitare- qualche stimolo in più ad una riflessione critica che urge. Così potremmo sapere anche che fine farà la Conferenza Stato –Regioni che certo non ha brillato: solo per colpa delle regioni?

Renzo Moschini

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