Tragedie ambientali, burocrazia e politiche istituzionali

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Come sempre alle tragedie segue la ricerca delle colpe e dei colpevoli. Livorno non è sfuggita alla regola. E al solito la burocrazia occupa un posto di prima fila, e non certo immeritatamente, come ben sappiamo. Ma sarebbe buona norma non fare di ogni erba un fascio. Se il consiglio comunale tiene per un anno un provvedimento molto importante in frigo anziché approvarlo, la burocrazia non c’entra assolutamente nulla. D’altronde, se come accade sempre più spesso, il parlamento approva leggi la cui attuazione richiede una filza di decreti che se va bene ritardano ma  più spesso non vedranno mai la luce, è il legislatore che alimenta e accresce  un ruolo della burocrazia venendo meno alle sue competenze. Ma anche riguardo alle responsabilità e colpe delle istituzioni bisogna evitare di rifarsela soprattutto con un livello per scagionarne scorrettamente  altri. Se come scrive Settis–e non è la prima volta- la responsabilità principale è delle regioni a cui si è  voluto assegnare ruoli che non gli competevano e che in ogni caso non erano capaci di gestire adeguatamente ( ricordate il referendum, le regioni vanno punite) per cui lo stato deve riprendere il suo ruolo di comando, non credo proprio che –come è già accaduto in passato –riusciremo finalmente a dare le risposte giuste e in tempi adeguati.

Se oggi dobbiamo fare in conti con alluvioni, esondazioni, frane e il non mai sconfitto abusivismo oltre ad un consumo di territorio che prosegue in barba agli accordi di Parigi come l’inquinamento del mare e dei fiumi, senza riuscire ad arginarli, ridurli, prevenirli è davvero  perché avremmo ridimensionato oltre misura il ruolo dello stato? Che lontani disastri e tragedie abbiano innescato oltre alle inevitabili polemiche anche risposte politiche, istituzionali e legislative serie lo si è evidentemente dimenticato  furbescamente per non fare emergere vecchie e nuove responsabilità e colpe su cui da troppo tempo è caduto il silenzio. Mi riferisco alle leggi sull’inquinamento, sul suolo, sulla tutela ambientale e il paesaggio con tanto di Convenzione europea, sul mare e le coste.

Quando vedi che ci sono fiumi che ogni qualche anno tornano alla ribalta con effetti rovinosi e sai che sono –o meglio dovrebbero- essere gestiti da Bacini idrografici peraltro potenziati da norme comunitarie di cui nessuno sa niente da anni proprio a partire  dal piano previsto dalla legge, lo stato c’entra o è tutta colpa delle regioni e degli enti locali di cui ora sono state abrogate, anche senza modifiche costituzionali, le province? Quando senti annunciare con solennità che da ora in poi non si costruirà più sui fiumi ( mentre in varie zone si sta tornando anche a costruire entro i 300 metri delle coste) ti chiedi se lo sono o lo fanno; c’è una bella legge e nemmeno di primo pelo che lo vieta da anni. Dimenticate le vecchie scandalose vicende sulla protezione civile?

Per non farla troppo lunga quel che intendo dire è che se vogliamo sul serio riuscire finalmente  uscire dai guai il governo del territorio va concretamente affidato e su un piano di pari dignità  alla Repubblica che oltre allo stato significa anche regioni ed enti locali (province incluse). Se invece vogliamo continuare a dircele e a darcele va bene così. Visto che siamo partiti da Livorno proprio sui monti livornesi era stato istituito un parco provinciale ora sparito; è colpa della burocrazia?

Renzo Moschini

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