Una Toscana pasticciona tra riforme istituzionali e candidature elettorali.

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Che ‘le autonomie’ su cui si sta litigando con tanto di minacce di crisi di governo abbiano ben poco a che fare con la Costituzione e i problemi irrisolti del Titolo V, del Referendum, della legge Del Rio dovrebbe risultare chiaro anche a non esperti costituzionali. Anche dall’Unione Europea in questi giorni è venuto un chiaro invito alle regioni perché trovino nel loro operato un chiaro punto di unione e di intesa con lo Stato. Con l’aggiunta che le province devono uscire da questo limbo conseguente la legge Del Rio.

Che un riforma istituzionale con caratteri federalisti che non andò in porto perché non si trovarono adeguate ripartizioni nelle competenze tra Stato regioni ed enti locali e noto, ma va aggiunto che soprattutto non si riuscì a definire valide sedi e strumenti per gestire unitariamente e concordemente il tutto; a partire dalla Conferenza Stato-Regioni. Il Referendum prevedeva addirittura una penalizzazione delle Regioni nelle loro competenze programmatorie e una ‘premiazione’ in quelle burocratico-amministrative.

Che oggi in materie come quelle ambientali le nostre istituzione –nessuna esclusa- annaspino accrescendo i nostri guai già oltre misura, è sotto gli occhi di tutti. Ma chi ne discute e in quali sedi? Siamo il paese che tutela la minore percentuale di superfici marine, abbiamo inquinamenti micidiali, erosione coste etc etc ma andiamo in tilt per la gestione di un porto. Insomma dove c’è bisogno di collaborare, decidere insieme e concordemente le cose non girano ancora per il verso giusto.

Basta andare e vedere documenti, proposte e confronti delle istituzioni e delle forze politiche degli anni scorsi per rendersi conto che gli attuali litigi non hanno nulla a che fare con le esigenze del paese.

E qui entra in ballo anche il dibattito politico in corso in regioni –come la Toscana- dove si andrà non prestissimo  al rinnovo.

Del programma che non può non riguardare innanzitutto anche i problemi a cui abbiamo accennato –tanto per fare un esempio- anche qui sono finite a Firenze competenze locali specialmente provinciali, che complicano anche aspetti semplici se non banali.

In compenso sono in corso manfrine per le future candidature con le più strane ipotesi; candidati sindaci toscani perché il candidato poi sia fiorentino, come se si votasse non per la regione Toscana ma per Firenze.

Ecco perché bisognerebbe che a dirigere e gestire la politica toscana fosse il partito regionale e non qualche Lotti di turno.

Renzo Moschini

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