A QUANDO UN ORA LEGALE PER L’AMBIENTE?

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Sulle tante cose che si sono dette negli anni e si continuano a dire una è andata via via chiarendosi e cioè che l’ambiente nessuna definizione può racchiuderlo e circoscriverlo in un’unica materia e normativa.

Come è stato detto recentemente ‘la connessione tra giustizia  sociale e ambientale’ è stretta e ‘la conservazione ecologica potrà affermarsi solo se apparirà socialmente desiderabile’.

I colpiti dal degrado ambientale rischiano di esserlo anche dai primi provvedimenti ambientali’.

Intanto dobbiamo ancora attendere la cancellazione dei decreti sicurezza che prevedono ben 18 miliardi di sussidi ambientalmente dannosi’. Il recente  voto europeo che ha premiato gli ecologisti e i verdi ha comprensibilmente avviato anche in Italia una riflessione critica facendo dire a Rutelli che occorre un green che porti benessere e non sia  però punitivo. Altri, più critici hanno definito Pd e 5 Stelle ‘immobili’.

Per alcuni insomma ‘serve una alleanza ecologista per un nuovo partito verde’. Quello che non  emerge ancora in maniera chiara  è quella esigenza politico programmatoria e di riassetto istituzionale che sul piano nazionale a partire dalle aree interne dove operano soggetti istituzionali incapaci di cooperare nella gestione di competenze spesso ancora confuse e conflittuali a partire dall’ambiente ma anche riguardo alle infrastrutture e altro.

A conferma di quanto sia difficile allo stesso Parlamento mettersi a disposizione di un sostegno anche di modeste innovazioni, pochi giorni fa la Commissione Bilancio esaminando le proposte presentate di modifica della legge quadro sui parchi del 1991 a proposito dei benefici per i comuni sul cui territorio operano parchi e aree protette ha deciso di darli solo a quei comuni che raggiungono il 45% del territorio, agli altri niente. E’ vero insomma come è stato detto; piccolo non è più bello, mentre il parlamento resta insensibile anche alle più modeste innovazioni specie in campo ambientale. Eppure è proprio l’ambiente che più di altri settori e ambiti che ha registrato i maggiori danni e disastri sul piano internazionale, europeo e nazionale. Ma proprio a questi livelli che anche noi da anni non riusciamo a combinare nulla di importante e significativo a partire dall’ambiente. 

La cosa è tanto più sorprendente perché la prima svolta ambientale fu nazionale –appunto con la legge quadro del 1991, seguita dalla prima  Conferenza nazionale in cui Presidenza della Repubblica, Governo, Parlamento, Regioni ed  Enti Locali con la rappresentanza dei parchi seppero confrontarsi ed assumere precisi impegni dinanzi al paese. Ma quella che seguì non fu purtroppo una stagione che vide i parchi crescere e assumere quel ruolo configurato dalla legge. Non lo fu per i piani che in troppi casi restarono sulla carta. Le nomine degli enti di gestione in tanti casi, troppi risultarono paralizzanti. Idem per i direttori.

Quando si avvertì l’insostenibilità  di una situazione del genere, fu proposta la Terza Conferenza nazionale dei Parchi  perchè ognuno si assumesse le su sue responsabilità pubblicamente senza trucchi e senza inganni. La proposta fu respinta con i più assurdi pretesti e non se fece di nulla.

Con il nuovo ministro dell’ambiente Costa l’interesse nazionale è tornato in agenda come verificammo in un nostro libro con prefazione del ministro. Ma  iniziative che riescano finalmente a riportare il centro in campo se ne vedono poche. 

Al contrario l’agenda registra decisioni come quella delle Olimpiadi di Cortina con tanto di impianti rovina boschi contro cui le comunità locali  protestano con cortei e altre iniziative.

Riusciremo mai a ripristinare un’ ORA LEGALE per l’ambiente?

Renzo Moschini

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