Per un partito riformista

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Che il nuovo Pd dopo le sconfitte collezionate con il Referendum e le elezioni politiche ma anche  con quelle locali e regionali non possa ripartire dal rancore –Renzi rimane in questo imbattibile- o dalla nostalgia di altre epoche non ci piove. Anche se non mancano quelli che strumentalmente ti affibbiano il titolo di rancoroso o nostalgico se rifiuti la vecchia minestra riscaldata a cui  Renzi intende dedicare i comitatini ultima invenzione della Leopolda.

Con l’Europa dobbiamo farci i conti anche noi tanto più nella prospettiva elettorale del prossimo anno.

E già qui sorge il primo problema e cioè che noi siamo tra i più inadempienti con tanto di infrazioni di cui peraltro paghiamo dazi salati nel rispettare progetti e direttive. Non utiliziamo così risorse significative specialmente in campo ambientale. L’unico che si era fatto carico di questo problema è Fabrizio Barca di cui nessuno ha seguito l’esempio. E qui sorge il secondo problema e cioè la latitanza del Pd dalle politiche ambientali di cui si sono perse le tracce già da prima di Renzi che con referendum gli ha dato il colpo di grazia. Come dimenticare che si dovevano ‘punire’ le Regioni, cancellare dalla Costituzione ruoli importanti di province ed enti locali che comunque sono risultate mazzolate; vedi legge Delrio, recupero centralistico; vedi legge Madia ma anche leggi inattuate sugli Ecoreati, i piccoli Borghi dove di continua come in Toscana a votare referendum per accorpamenti comunali che come quello recente fanno fiasco in 9 casi su 10. Perché le politiche di governo del territorio risultano sempre più gestite dal centro. Che il Pd su questo fronte resti del tutto subalterno a politiche centralistiche lo si può verificare d’altronde in sede parlamentare dove non c’è una proposta di legge che si faccia carico delle incalzanti esigenze di quella leale collaborazione costituzionale di cui si sono perse ormai le tracce.

Purtroppo finora –a me sembra- anche il dibattito in corso sul rilancio del Pd e la scelta del nuovo segretario, di questo si sia occupato e si stia occupando ben poco. Eppure dopo le batoste elettorali si erano levate più voci anche molto autorevoli che rivendicavano e sollecitavano questo ritorno in campo tanto più necessario e urgente in una situazione ambientale così drammatica. Che in europa tornino in campo gli ambientalisti vorrà dire pur qualcosa.

Ecco, qui rancore e nostalgia c’entrano come il cavolo a merenda, ma una nuova politica c’entra eccome.

Renzo Moschini

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